Non solo l'America dell'Nsa: anche il vecchio continente vuole attivare procedure di sorveglianza di massa. Dopo le iniziative di David Cameron, anche la Francia del dopo Charlie accelera l'approvazione di una "loi sur le renseignement". La riforma prevede che le comunicazioni dei cittadini vengano passate al setaccio in modo ampio e inedito, tanto da sollevare le preoccupazioni di associazioni per i diritti come Amnesty e Quadrature du net.
Facebook chiamata in causa per il modo in cui utilizza i dati che raccoglie per la sua funzione di riconoscimento dei volti utilizzata per suggerire i "tag" nelle foto. A sollevare la questione è un cittadino americano dell'Illinois, come riportato dal Chicago Tribune, secondo il quale il social di Mark Zuckerberg ha violato la legge del suo Stato "accumulando segretamente dati biometrici degli utenti in un immenso database". Facebook però replica: la causa è senza fondamento.
Il Jobs Act apre le porte all'uso delle nuove tecnologie per il controllo a distanza dei lavoratori, ma dal Consiglio d'Europa arriva l'altolà con un esplicito divieto ai datori di lavoro di 'spiare' i dipendenti.
E questo non è l'unico limite che le aziende devono rispettare per non interferire nella vita privata di chi lavora per loro. A fissare i paletti entro cui è lecito agire è una raccomandazione del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, che mira a proteggere la privacy dei lavoratori di fronte ai progressi tecnologici che permettono ai datori di lavoro di raccogliere e conservare ogni tipo di informazione.
Facebook sempre più nel mirino in Europa, sospettata di violare la privacy dei suoi utenti. Sono almeno sei - scrive il Wall Street Journal - i Paesi che hanno aperto un’indagine sul colosso dei social media, e che presto potrebbero ordinare un cambio di politiche o anche comminare multe sostanziose.