Le strutture sanitarie non possono raccogliere in maniera sistematica e preventiva informazioni sulle convinzioni religiose dei pazienti. Le strutture possono trattare tali informazioni solo se il malato richiede di usufruire dell'assistenza religiosa e spirituale o se ciò risulta indispensabile nello svolgimento dei servizi necroscopici per rispettare le volontà espresse in vita dal paziente. Lo ha stabilito il Garante della privacy, con un provvedimento a carattere generale adottato a seguito di alcune segnalazioni.