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Si sono svolte a Trento (30 giugno - 1 luglio 2014) due interessanti giornate di studio sul tema dell'attuazione della sanità elettronica.
Il percorso giuridico, organizzativo e infra-strutturale del Fascicolo Sanitario Elettronico si accinge a entrare a regime a seguito dei recenti interventi normativi che hanno interessato il panorama italiano ed europeo in materia di sanità elettronica. Con il c.d. "Decreto Crescita 2.0" (d.l. 179/2012) è stata introdotta la prima definizione legislativa di Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e con il successivo "Decreto del Fare" (d.l. 69/2013) è stato scandito dal legislatore un iter preciso per attuare la piattaforma nazionale destinata a mettere in rete i fascicoli sanitari elettronici regionali: il 30 giugno 2014 scade il termine voluto dal legislatore per la messa punto dei piani di progetto regionale.
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Il trattamento dei dati che riguardano la salute dei cittadini è sempre più il protagonista delle innovazioni che la tecnologia ci mette a disposizione. È ogni giorno più comune, infatti, approfittando delle utilità che il mercato ci rende disponibili, utilizzare i dispositivi che ci permettono di tenere sotto controllo e di monitorare le nostre condizioni di salute, o che ci permettono di conoscerne i dati Un indubbio vantaggio per i pazienti e anche per chi deve analizzarne i dati, ma quali possono essere i rischi di un approccio non consapevole all’innovazione in sanità?
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II business dei dispositivi mobili è associato alla crescente disponibilità di "App" per tutti i gusti, che vanno dal gioco alla gestione della propria salute e denaro.
Per le App che vengono utilizzate in ambito sanitario o che comunque sono d'interesse della salute della persona è però necessario riflettere sulla fragilità della sicurezza di alcuni dispositivi, la potenziale perdita o indisponibilità di dati. A tale proposito nei mesi scorsi l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un'indagine su alcune applicazioni scaricabili su smartphone e tablet proprio per verificare il grado di trasparenza sull'uso delle informazioni degli utenti italiani, le autorizzazioni richieste loro per scaricare le applicazioni e il rispetto della normativa italiana sulla protezione dati. Gli esiti di tale indagine sono stati resi noti il 10 settembre scorso.
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Disponibili i risultati dell'indagine svolta da 26 autorità per la privacy di tutto il mondo.
Preso in esame un campione di oltre 1200 APP dal 12 al 18 maggio 2014
Dai risultati emerge che tre quarti delle APP prese in esame chiedono uno o più consensi, generalmente per quanto riguarda dati di localizzazione, ID del singolo dispositivo, accesso ad altri account, alle funzioni di videoripresa ed alla rubrica. Inoltre nel 59% dei casi è stato difficile per le autorità reperire un'informativa privacy prima dell'installazione. Per quasi 1/3 delle APP (31%) risultano problematici i termini del consenso. Nel 43% dei casi l'informativa privacy non era stata adattata alle ridotte dimensioni del monitor. Infine assai contenuta (15%) risulta la percentuale di APP dotate di un'informativa privacy realmente chiara.
Indagine sulle APP mediche | |
Risultati dell'indagine |